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Gisella Floris

Affrontare l'ADHD: Consigli e Strategie per Genitori e Insegnanti

Aggiornamento: 20 mag

Il disturbo da deficit di attenzione/ iperattività (comunemente chiamato ADHD), traduzione del termine inglese “attention deficit/ hyperactivity disorder” è stato proposto dal DSM-III per descrivere aspetti diffusi e problematici che riguardano l’area sia comportamentale che cognitiva, con significative ripercussioni negative sugli apprendimenti scolastici.


Ad oggi è una condizione sempre più diffusa tra i bambini, colpendo uno su tre.

Questo disturbo comporta una serie di sfide sia per i bambini che per le loro famiglie e gli educatori. Prima di tutto è importante sottolineare che i disturbi associati al deficit di attenzione e iperattività nel bambino vanno oltre l'influenza dell'ambiente familiare, poiché sono radicati in cause specifiche, principalmente di natura genetica. Queste cause compromettono le capacità di autocontrollo e inibizione del bambino, influenzando direttamente i suoi comportamenti.


Il bambino affetto da ADHD mostra difficoltà nel filtrare gli stimoli esterni e nel mantenere l'attenzione su compiti o attività specifiche. Questo disagio si manifesta attraverso comportamenti iperattivi e impulsivi, che contribuiscono a rendere il bambino più difficile da gestire.

Oltre alle cause genetiche, vi sono anche altre ipotesi riguardanti l'origine dell'ADHD, come la prematurità alla nascita o l'esposizione del feto a sostanze nocive come droghe e alcol o il tabacco durante la gravidanza. Tuttavia, è importante sottolineare che la ricerca continua a esplorare queste possibili influenze.

È fondamentale comprendere i sintomi e adottare strategie appropriate per gestire l'ADHD in modo efficace.



1.    Sintomi e Manifestazioni

Per formulare una diagnosi in base all’ICD- 10 di disturbo dell’attività e dell’attenzione, il bambino deve manifestare contemporaneamente la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività.

Tra questi, la scarsa attenzione è una delle caratteristiche più evidenti. I bambini con ADHD hanno difficoltà a concentrarsi su compiti o attività per periodi prolungati, sono facilmente distraibili e dimenticano spesso le istruzioni che ricevono.

L'iperattività è un'altra componente significativa della sindrome ADHD. Questi bambini sono costantemente in movimento, incapaci di rimanere seduti tranquilli per lunghi periodi. Possono sembrare sempre in fuga, agitati e incapaci di calmarsi.

L'impulsività porta spesso i bambini con questo disturbo ad agire senza riflettere sulle conseguenze delle loro azioni, rispondono impulsivamente mostrando difficoltà a controllare i loro comportamenti.

Spesso i bambini con ADHD  non riescono ad appassionarsi a nessuna attività e qualsiasi compito gli viene affidato rimane incompleto, perché il bambino si annoia e si stanca con estrema facilità, trasferendo la propria attenzione su altri stimoli.

 


2.    Impatto sull'Istruzione e sulle Relazioni Sociali

L'ADHD può avere un impatto significativo sul rendimento accademico del bambino e sulle sue relazioni sociali. A scuola, i bambini con ADHD possono lottare per concentrarsi sulle lezioni, completare i compiti e seguire le istruzioni. Possono anche avere difficoltà a seguire le regole e a interagire in modo appropriato con i loro compagni di classe.

Le difficoltà nell'ambiente scolastico possono influenzare negativamente la fiducia e l'autostima del bambino, oltre a compromettere le sue relazioni sociali. I bambini con ADHD possono sentirsi emarginati dagli altri bambini e avere difficoltà a fare amicizia, oltre ad una sfiducia nel proprio senso di autoefficacia e a sentirsi a disagio nel non riuscire a rispondere alle richieste che ricevono anche dai genitori e dagli insegnanti.

Vivono infatti con notevole fatica e disagio il non riuscire a:

·      ricordare informazioni già presentate;

·      raggiungere un certo automatismo nelle attività scolastiche (leggere, scrivere, fare i calcoli);

·      organizzare le proprie azioni quotidiane,

·      rimanere attento soprattutto quando la lezione è noiosa.

 

Strategie di Gestione per Genitori e Insegnanti


Genitori e insegnanti possono adottare una serie di strategie per aiutare i bambini con ADHD a gestire i loro sintomi e adattarsi alle sfide quotidiane.

  • Comunicazione Aperta: È fondamentale comunicare apertamente con il bambino riguardo alla sua condizione e fornirgli un sostegno emotivo.

  •   Routine Strutturate: Creare una routine quotidiana prevedibile può aiutare i bambini con ADHD a sentirsi più sicuri e organizzati.

  • Obiettivi Realistici: Stabilire obiettivi realistici e raggiungibili può aiutare il bambino a mantenere la motivazione sulle proprie capacità oltre a sviluppare un senso di realizzazione.

  • Strategie di Apprendimento: Adottare strategie di apprendimento personalizzate può aiutare il bambino a gestire le sue difficoltà accademiche e a sviluppare le proprie capacità.

  • Supporto Professionale: Coinvolgere le giuste figure professionali può fornire al bambino e alla sua famiglia il supporto necessario per affrontare l'ADHD in modo efficace.

Per gli insegnanti l’applicazione degli adattamenti spazio-temporali e comportamentali che verranno messi in atto andranno applicati in modo coerente e sistematico per un periodo prolungato. E di qualsiasi strategia si tratti, non essendo possibile conoscerne a priori l’efficacia, andrà sperimentata sul campo, con quel bambino e in quel contesto.

Sarà perciò importante che l’insegnante adotti un metodo sperimentale: scelga una strategia, provi ad applicarla, osservi i risultati e valuti se ha raggiunto l’obiettivo o meno.

 


3.    Il parent training

Nel processo di assistenza e sostegno ad un figlio che manifesta la sindrome ADHD, i genitori possono beneficiare del "parent training", un programma di formazione specificamente progettato per fornire loro le competenze necessarie nell'interazione con il bambino e migliorare la qualità della loro vita familiare.

Questo percorso formativo si concentra sull'acquisizione di abilità pratiche volte a implementare efficacemente strategie educative e affrontare le sfide quotidiane associate alla gestione del comportamento del bambino.

Il parent training è particolarmente utile nei casi di ADHD, ma può essere altrettanto vantaggioso per genitori che affrontano disturbi come l'opposizione provocatoria o la condotta aggressiva. L'obiettivo principale è quello di aiutare i genitori a gestire le proprie emozioni e a modificare il comportamento del bambino in modo costruttivo, evitando di provocare ulteriori disagi o reazioni negative da parte sua.  

Ad esempio per quanto riguarda l’organizzazione dei compiti (con bambini dai 9 anni in su) sarà utile favorire un dialogo interno del tipo:

·      Prima di iniziare i compiti preparo una scaletta delle cose da fare e del materiale che mi servirà e provo a stimare il tempo necessario;

·      Mi abituo a fare delle scelte realistiche (l’ora di inizio non deve essere né troppo presto né troppo tardi);

·      Scelgo da dove iniziare (ad esempio comincio con la materia più pesante) e prevedo delle pause per ricaricare le energie;

·      Organizzo lo spazio dove studio (cosa i aiuta a concentrarmi e cosa mi distrae).


CONCLUSIONI

L'ADHD è una condizione complessa che richiede un approccio olistico e multidisciplinare. Con il sostegno adeguato, un passaggio di informazioni continuo e  una adeguata alleanza da parte dei genitori, degli insegnanti, degli operatori sanitari e di un eventuale tutor domiciliare, i bambini con ADHD possono imparare a gestire i loro sintomi e a sviluppare le proprie capacità. È importante fornire un ambiente di sostegno e comprensione in modo che questi bambini possano raggiungere il loro pieno potenziale, la dove possibile anche aiutandoli ad auto monitorare il proprio comportamento e ad auto contenersi maggiormente rapportandosi agli altri in maniera più positiva.

Infatti si reputa assolutamente funzionale che quanto si apprende in un ambito debba essere condiviso in un altro settore per poter garantire una cornice di coerenza e una struttura organizzativa stabile. L’esercizio delle stesse competenze in più situazioni permetterà infatti il graduale passaggio da strumenti esterni a funzioni sempre più interne.


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