La disprassia
Si parla di disprassia, secondo il DSM-V, quando ci sono delle prestazioni motorie sostanzialmente inferiori rispetto a quanto atteso in base all'età cronologica e ad adeguate opportunità di acquisizione delle abilità. Le carenze nella prestazione motoria possono manifestarsi come equilibrio carente, goffaggine, tendenza a far cadere o andare a sbattere contro le cose o difficoltà persistenti nell'acquisizione delle abilità motorie di base (per esempio, afferrare, tirare, calciare, correre saltare, tagliare, colorare, disegnare, scrivere)
In generale, nel bambino disprassico si riscontra una difficoltà nell'ambito delle funzioni esecutive quali: la pianificazione dell'attività, la previsione di ciò che accadrà e quindi del risultato, il controllo dell'intera sequenza e l'eventuale correzione del piano d'azione.
Ecco alcuni esempi di difficoltà che può avere un bambino disprassico: far finta di mandare un bacio, leccarsi le labbra, soffiare, fare i lacci alle scarpe, disegnare, copiare, scrivere. Giochi di costruzione, giochi di coordinazione con la palla, percorsi, fare puzzle, abbottonarsi la giacca ecc...
La disprassia verbale
In questo contesto, la disprassia verbale, che può essere definita congenita o evolutiva, rappresenta uno dei disturbi del linguaggio che possono manifestarsi nei bambini, sia in modo isolato che in associazione ad altre difficoltà comunicativo-linguistiche, cognitive o motorie.
Un bambino con disprassia verbale trova difficoltà nel comprendere quale sia il processo per parlare, come organizzare e coordinare tutto quel sistema di movimenti necessario per produrre suoni, sillabe, parole e frasi. Questi bambini non sanno posizionare le proprie labbra, la propria bocca, non sanno come coordinare il proprio respiro per riuscire a produrre i suoni del parlato. Tale processo per questi bambini non solo è difficile da imparare, ma è anche molto complicato da ripetere e automatizzare con sistematicità.
Inoltre l'eloquio del bambino con la disprassia verbale risulta caratterizzato da alterazioni su vari livelli: velocità, intonazione e ritmo.
I campanelli d'allarme
I bambini disprassici, sin dalla più tenera età, fanno fatica ad imitare ed esercitare quei movimenti fondamentali per apprendere il linguaggio. Il loro sviluppo linguistico può presentare vari segnali che possono essere notati:
Lallazione anomala (tardiva e/o scarsa e/o poco variata, talvolta assente nel primo anno di vita (sono bambini estremamente taciturni)
Le prime parole possono emergere tardivamente, oltre i 30-36 mesi, e alcuni bambini possono rimanere non verbali fino ai 3-4 anni.
Sono bambini che manifestano il desiderio di parlare, ma sembrano non sapere come fare.
Produzione limitata dei suoni, spesso ripetitivi e talvolta poco distinguibili come soni della nostra lingua.
Questi segnali possono essere simili a quelli evidenziati nei bambini con ritardo di linguaggio o difficoltà fonologiche, ma vi sono peculiarità che caratterizzano il linguaggio dei bambini con disprassia verbale, in particolare:
Vengono commessi frequenti "errori" nella produzione di vocali (ad esempio, "mo-mo" per "mamma") e talvolta non riescono a pronunciarle tutte.
Possono essere in grado di dire parole automaticamente, ma non su richiesta specifica (ad esempio, dicono "muu" mentre stanno giocando, ma non rispondono alla domanda "come fa la mucca?")
Presentano una prosodia alterata, con intonazioni strane e una propensione a sillabare parole lunghe.
Nel pronunciare una parola possono commettere tentativi sempre diversi (ad esempio, per dire gatto: "catto", "ga", o "can" per cane), oppure possono scegliere di utilizzare suoni completamente estranei alla parola di riferimento (eno?).
Sono bambini che possono avere difficoltà a pronunciare parole di due sillabe o più.
Quando iniziano a formare frasi, spesso commettono numerosi errori morfo-sintattici, come l'uso di verbi all'infinito ("io giocare palla") o l'omissione di articoli o preposizioni.
Divario tra comprensione e produzione per deficit maggiore nella produzione
Movimenti anomali della bocca durante il parlato.
Conclusioni
La disprassia coinvolge vari aspetti dello sviluppo, influenzando sia l'apprendimento che la formazione della personalità. La diagnosi richiede una valutazione globale e l'intervento di un team multidisciplinare, composto da figure tradizionali come neuropsichiatri infantili, logopedisti, neuropsicologi, psicologi clinici e terapisti della neuropsicomotricità dell'età evolutiva, oltre a professionisti meno convenzionali come gli oculisti per una valutazione ortottica e optometrica, in modo da escludere problematiche di tipo oculo-motorio.
Dunque, è cruciale distinguere i segnali della disprassia verbale per una diagnosi accurata e per la pianificazione della terapia. Questo passaggio fondamentale permette di adottare il protocollo terapeutico più idoneo al bambino, accelerando il raggiungimento dei suoi obiettivi linguistici.
"l'impressione che si ricava ascoltando un soggetto colpito da disprassia, da moderata a severa, è quella di uno sforzo, una lotta" (Velleman 2011, p.82)
Se hai dubbi riguardo alla possibilità che tuo figlio possa manifestare questo disturbo, non esitare a contattarmi per una consulenza personalizzata.
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